Tè e simpatia
Tea and Sympathy
Durata
122
Formato
Regista
Lo studente Tom (John Kerr) è diverso dai compagni di college: ama la cultura e il teatro, e non sembra particolarmente interessato al gentil sesso. Velatamente “tacciato” di omosessualità da parte di familiari e amici, trova conforto nell'amicizia con Laura (Deborah Kerr), moglie di uno dei suoi insegnanti (Leif Erickson), che però si innamora di lui. Passano gli anni, Tom diventa uno scrittore di successo e le cose si complicano.
Intensa commedia di spiccata (forse troppo) derivazione teatrale, ispirata alla pièce in tre atti di Robert Anderson (qui sceneggiatore), è uno dei primi film di Hollywood a trattare con raffinata reticenza il problema culturale della ricezione, da parte degli americani, della possibile diversità di qualcuno. Non importa capire se il protagonista sia omosessuale o meno (e non lo è), ma sottolineare le reazioni di chi gli sta attorno. John Kerr riprende magistralmente il ruolo originato a Broadway nel 1954 (così come la Kerr e Leif Erickson) e Vincente Minnelli dirige con estremo rigore e, al contempo, serafico candore – non ingenuo, affiancando al protagonista una Deborah Kerr smagliante e perfetta in un ruolo estremamente complesso, cui spetta una battuta post-kiss memorabile («Quando ne parlerai a qualcuno, sii gentile») – e la solita, ricambiata alchimia con la cinepresa. A tratti eccessivamente laccato, ma efficace. Fotografia di John Alton.
Intensa commedia di spiccata (forse troppo) derivazione teatrale, ispirata alla pièce in tre atti di Robert Anderson (qui sceneggiatore), è uno dei primi film di Hollywood a trattare con raffinata reticenza il problema culturale della ricezione, da parte degli americani, della possibile diversità di qualcuno. Non importa capire se il protagonista sia omosessuale o meno (e non lo è), ma sottolineare le reazioni di chi gli sta attorno. John Kerr riprende magistralmente il ruolo originato a Broadway nel 1954 (così come la Kerr e Leif Erickson) e Vincente Minnelli dirige con estremo rigore e, al contempo, serafico candore – non ingenuo, affiancando al protagonista una Deborah Kerr smagliante e perfetta in un ruolo estremamente complesso, cui spetta una battuta post-kiss memorabile («Quando ne parlerai a qualcuno, sii gentile») – e la solita, ricambiata alchimia con la cinepresa. A tratti eccessivamente laccato, ma efficace. Fotografia di John Alton.