Pomeriggi di solitudine

Tardes de soledad

Durata

125

Formato

Regista

Il fascino della corrida attraverso le epiche gesta del giovane torero peruviano Andrés Roca Rey, considerato il più grande matador contemporaneo. Ansia, paura, solitudine, attesa e gloria all'interno di una dimensione ora intima ora spettacolare. 

A due anni da Pacifiction (2022), presentato in concorso al Festival di Cannes, Albert Serra approda al documentario con un'opera straordinaria, che si concentra sul controverso mondo della tauromachia, carico di arcaico simbolismo e solenne tensione spirituale. Lo sguardo autoriale del grande filmmaker catalano, ancora una volta di intransigente intellettualismo, si distacca in maniera radicale dai consueti codici della non-fiction, lasciando lo spettatore libero di esplorare morte e violenza, sangue e sofferenza, esaltazione e solitudine sulla base della propria sensibilità. Un film ipnotico focalizzato sulla ritualità del gesto, sull'ossessiva ripetitività di azioni proprie di una tradizione primordiale in conflitto con la contemporaneità (tema da sempre caro al regista). Sulla base di un entusiasmante vigore stilistico ed espressivo, Serra spinge al limite le potenzialità del linguaggio documentario, concentrandosi spesso su dettagli e particolari dei corpi dell'uomo e della bestia, isolando lo spettacolo come fosse una bolla metafisica. Le lunghe, estenuanti sequenze di lotta diventano così anche interessanti riflessioni sul senso della messa in scena, in una sorta di ipnotica reiterazione che lascia spazio anche a diversi momenti fuori dall'arena (la vestizione, i trasferimenti in auto tra una corrida e l'altra). Quella di Andrés Roca Rey (e, per estensione, quella di Serra) è una costante ricerca della perfezione assoluta (e della bellezza), tra dominazione e sopraffazione per un atto "glorioso" che trascende ogni forma di materialismo, nonostante la natura fisica e tattile del confronto. Una visione destinata a rimanere impressa nella memoria, conferma definitiva del visionario talento di uno degli autori d'essai più importanti che ci siano oggi nel panorama cinematografico internazionale. Cinque anni di produzione (tre di riprese e due per il montaggio del materiale) e successo critico unanime, impreziosito dalla Concha de Oro come miglior film al Festival di San Sebastián.


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