Henri (Mathieu Amalric) è stato messo al mondo nella speranza che potesse diventare un donatore di midollo per il fratello malato, inutilmente. Anni dopo, adulto, torna, nonostante gli effetti psicologici e interiori causati da quel fatto e da altre situazioni, in famiglia per trascorrere il Natale. La madre (Catherine Deneuve) è però colpita dallo stesso male: l'uomo dovrà prendere un'ardua decisione.

Implacabile e cinico dramma corale sulle imprevedibili strade che possono prendere i rapporti umani, in particolare familiari, non privo però di pietà verso i malcapitati protagonisti. Il regista francese Arnaud Desplechin, dopo I re e la regina (2004), conferma di essere in grado di gestire con maestria la lunga distanza e il ritmo da fondista dei suoi film, senza perdersi in troppe lungaggini e senza risultare prolisso e inconcludente. Questo nonostante l'alto numero dei personaggi e delle sottostorie che dipendono dalle loro relazioni, tutte amalgamate in un unicum narrativo di fondo compatto. L'autore riesce anche a rinnovare l'archetipo, un po' abusato, della contrapposizione tra l'apparente atmosfera di festa, tipica del periodo natalizio, e le piccole ipocrisie, le paure e i rancori che si nascondono dietro le celebrazioni. Il risultato è intenso, toccante, esteticamente raffinatissimo. Buona parte del merito è anche dello splendido cast, a partire dal solito Mathieu Amalric. Premio speciale della giuria per Catherine Deneuve al 61º Festival di Cannes.
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