Nora (Emmanuelle Devos) e Ismaël (Mathieu Amalric) hanno condiviso una parte importante della loro vita, prima che le loro strade si separassero. La morte del padre di lei causa un effetto a valanga che li costringerà a riavvicinarsi.

Fosse durato anche solo una mezz'ora in meno o ci fossero state meno divagazioni, sarebbe annoverato nel gruppo dei più importanti film francesi del nuovo millennio. Così è “solo” un prodotto notevole, capace di creare un curioso cortocircuito tra il realismo apparente delle vicende raccontate e l'atmosfera eterea e quasi irreale che lo attraversa dall'inizio alla fine: Desplechin non è mai banale e, con una leggerezza capace di trasformarsi in angoscia pura nei momenti più drammatici, riesce a raccontare valori e tematiche più vaste di quella che la vicenda di partenza lascerebbe presagire. È, del resto, lo stesso “realismo magico” (dovuto agli inserti onirici e ai flashback a livello narrativo; alle scelte di montaggio, all'utilizzo della colonna sonora e alla fotografia a livello stilistico) a sottolineare come la pellicola sia un continuo gioco di illusioni e apparenze, che collidendo creano sorprese e improvvisi cambi di rotta. Stratificato e mai fine a se stesso, è un film che unisce toni giocosi ad altri profondamente tragici (con il drammatico e la commedia che non solo si alternano, ma soprattutto si mischiano), messi in scena con eleganza e trasmessi efficacemente dai due protagonisti. Da vedere. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.
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