Figlio di un delinquente siciliano morto in carcere, Saro (Luigi Lo Cascio) è iniziato fin da giovanissimo agli affari di Cosa Nostra. Scalati i vertici dell'ambiente mafioso, si trova in pericolo di vita quando rimane immischiato in un delitto che lo porta a diventare un elemento scomodo per il clan. Si ricostruirà una vita al Nord, protetto dalla legge.

Narrando ascesa e caduta di un giovane affiliato di Cosa Nostra, il film ha il merito di sospendere il giudizio sulle azioni di un protagonista controverso e sfaccettato, che si muove su un pericoloso crinale tra crimine e legalità. Una vicenda priva di personaggi eroici, senza accensioni spettacolari né passaggi enfatici. Anche Ada (Donatella Finocchiaro) non è un personaggio limpido: di fronte al sentimento che la lega a Saro, fugge, perché incapace di condannarlo definitivamente, ma lascia sempre una possibilità perché lui possa trovarla. Regia pulita e invisibile, ma la scrittura fatica a tenere le fila di una vicenda che vorrebbe essere uno spaccato sulla malavita vista dal basso e, insieme, un ritratto intimista che apre all'amore. Il risultato è incerto e altalenante, efficace solo a tratti. Luigi Lo Cascio esegue bene il compitino, offrendo al suo personaggio una sfumatura strafottente, ma non eccessiva; accanto a lui, una dosata Donatella Finocchiaro veste i panni della femme fatale senza cadere nella tentazione di esasperare la seduzione. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
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