La triade di Shanghai

Anni Trenta. Un ragazzo di campagna, Tang Shuisheng (Wang Xiao Xiao), arriva a Shanghai per trovare suo zio, membro di un potente clan mafioso. Il giovane viene immediatamente introdotto alle abitudini della “famiglia” e messo al servizio di un'affascinante cantante di cabaret (Gong Li).

Una sorta di omaggio di Zhang Yimou al cinema americano degli anni Trenta, al gangster e (in parte) al noir classico che si esaurirà nei primi anni Cinquanta. Tipico romanzo di formazione di un giovane criminale, il film segue traiettorie narrative talmente consolidate da rasentare spesso i cliché dei generi messi in campo. Il regista cinese punta più sulla costruzione dei personaggi che sulle svolte drammaturgiche, costruendo una pellicola attraversata da figure tipizzate (la femme fatale, il padrino, il ragazzo deciso a svettare) sullo sfondo di una buona ricostruzione storica. Il risultato però è spesso incerto e altalenante, benché valorizzato da alcuni momenti riusciti (il finale, in particolare). Gong Li è meno a suo agio del solito: alla sua mediocre performance ha probabilmente contribuito la separazione dal compagno e mentore Zhang Yimou, che continua a dirigerla, per la settima volta in carriera, ma senza la passione di un tempo.