Un re a New York
A King in New York
Durata
110
Formato
Regista
Dall'immaginaria Estrovia, dove infuria la rivolta, re Shahdov (Charlie Chaplin) si rifugia a New York alla ricerca di protezione e democrazia. Ignora però di essere caduto dalla padella alla brace, in un paese schiavo dei media, dove la libertà di pensiero è solo apparente.
Accusato di simpatie comuniste ed esiliato in Europa dal maccartismo, Chaplin decide di raccontare la propria amara esperienza travestendola (almeno in parte) da commedia, in questo film solo parzialmente riuscito. Forse eccessivamente coinvolto per conservare la consueta lucidità di sguardo, il regista-attore finisce per calcare un po' troppo la mano sul versante socio-politico, tralasciando parzialmente il registro comico e non riuscendo qui a trovare quel perfetto equilibrio tra lacrime e risate che ha reso tanto speciale la sua filmografia. Un altro importante limite della pellicola è il tempo, che ha reso l'inconfondibile figuretta di Chaplin appesantita e meno agile: la recitazione, giocoforza, ne risente. Il piccolo Michael Chaplin interpreta il precoce Rupert, figlio di anarchici vittime del maccartismo in cui il cineasta riflette la propria esperienza di innocente perseguitato. Riesce comunque a essere graffiante e sardonico con la satira sulla mania dei consumi americana e sulla necessità del protagonista di diventare testimonial pubblicitario per racimolare qualche soldo.
Accusato di simpatie comuniste ed esiliato in Europa dal maccartismo, Chaplin decide di raccontare la propria amara esperienza travestendola (almeno in parte) da commedia, in questo film solo parzialmente riuscito. Forse eccessivamente coinvolto per conservare la consueta lucidità di sguardo, il regista-attore finisce per calcare un po' troppo la mano sul versante socio-politico, tralasciando parzialmente il registro comico e non riuscendo qui a trovare quel perfetto equilibrio tra lacrime e risate che ha reso tanto speciale la sua filmografia. Un altro importante limite della pellicola è il tempo, che ha reso l'inconfondibile figuretta di Chaplin appesantita e meno agile: la recitazione, giocoforza, ne risente. Il piccolo Michael Chaplin interpreta il precoce Rupert, figlio di anarchici vittime del maccartismo in cui il cineasta riflette la propria esperienza di innocente perseguitato. Riesce comunque a essere graffiante e sardonico con la satira sulla mania dei consumi americana e sulla necessità del protagonista di diventare testimonial pubblicitario per racimolare qualche soldo.