Le ricamatrici
Brodeuses
Durata
89
Formato
Regista
Claire (Lola Naymark), diciassette anni, scopre di essere incinta; la sua decisione è di mantenere il segreto e di partorire nell'anonimato, per poi dare il figlio in adozione. Ricamatrice provetta, trova lavoro da un'arcigna stilista (Ariane Ascaride), con la quale instaurerà un rapporto sempre più stretto e decisivo.
Agrodolce e tenero, problematico e in fin dei conti ottimista racconto di formazione femminile, maturato grazie all'incontro/scontro di due personaggi all'apparenza distanti e nella realtà molto simili, e sorretto da una visionarietà sommessa e moderata che mira a creare un'atmosfera vagamente irreale e onirica, un po' fiabesca. Fotografia calda tendente ai colori pastello (e che spesso pare richiamare l'impatto dell'arte pittorica), scelte di montaggio veloce e frequenti interventi delle musiche, basate soprattutto sugli archi di Michael Galasso: l'esordiente regista si dimostra molto abile nel costruire e nel riempire di significati le singole inquadrature, dimostrando un'ottima costruzione scenica che permette di ottenere il massimo dai particolari (siano essi un cavolo appena raccolto o un ricamo artistico) e dal costante lavoro sui primi piani. Più balbettante a livello narrativo, a causa di passaggi solamente accennati e troppo vaghi e di dialoghi non sempre all'altezza della parte visiva, rimane, nel complesso, un esordio promettente ed emozionante. Notevole la conclusione. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
Agrodolce e tenero, problematico e in fin dei conti ottimista racconto di formazione femminile, maturato grazie all'incontro/scontro di due personaggi all'apparenza distanti e nella realtà molto simili, e sorretto da una visionarietà sommessa e moderata che mira a creare un'atmosfera vagamente irreale e onirica, un po' fiabesca. Fotografia calda tendente ai colori pastello (e che spesso pare richiamare l'impatto dell'arte pittorica), scelte di montaggio veloce e frequenti interventi delle musiche, basate soprattutto sugli archi di Michael Galasso: l'esordiente regista si dimostra molto abile nel costruire e nel riempire di significati le singole inquadrature, dimostrando un'ottima costruzione scenica che permette di ottenere il massimo dai particolari (siano essi un cavolo appena raccolto o un ricamo artistico) e dal costante lavoro sui primi piani. Più balbettante a livello narrativo, a causa di passaggi solamente accennati e troppo vaghi e di dialoghi non sempre all'altezza della parte visiva, rimane, nel complesso, un esordio promettente ed emozionante. Notevole la conclusione. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.