Dopo l'8 settembre 1943, Danilo (Nino Castelnuovo) si allontana da Roma per non essere arruolato tra le schiere fasciste e, insieme all'amico vigliacco Michele (Leopoldo Trieste) e all'appena conosciuto Gino (Tomas Milian), si unisce ai partigiani. Ai tre sarà affidata, con il supporto di Orlando (Renato Salvatori), un'importante missione: l'esplosione di un ponte.

La rivincita dell'ordinarietà: è questo il tema attorno a cui ruota Un giorno da leoni di Nanni Loy, che dà voce a un pugno di individui male in arnese ritrovatisi in una situazione più grande di loro. La guerra è combattuta da uomini comuni anche se i loro nomi non saranno certo inseriti nei libri di scuola né tanto meno negli annali degli eroi immortali, ma non per questo il loro contributo è meno decisivo o più trascurabile: questo sembra suggerirci il regista, animato da uno spirito di sincera compartecipazione per i destini dei propri improbabili “patrioti". Il punto di forza di questo lungometraggio sta dopotutto proprio nei personaggi, ben dipinti da una sceneggiatura solida e da un cast indovinato: le singole caratterizzazioni, pur nella loro diversità, sono sfaccettate e, anche se con qualche ingenuità di troppo, appaiono credibili e reali. Anche la regia è ben studiata e calibrata, anche se incapace di regalare grandi momenti da ricordare.
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