Qualcosa di biondo

Aurora (Sophia Loren), matura tassista, ha bisogno di denaro allo scopo di fare operare Ciro (Edoardo Ponti), il figlioletto non vedente. Partirà per trovare il presunto padre (Daniel J. Travanti), cercando nel tragitto altri antichi spasimanti, tra cui il dentista André Feretti (Philippe Noiret).

Da un soggetto di Sergio Citti (anche sceneggiatore con Franco Ferrini, John McGreevey, Gianni Menon e il regista Maurizio Ponzi), un dramma prevedibile e ridondante, basato esclusivamente sul divismo di una Sophia Loren (non certo in forma smagliante) impegnata nello stereotipato personaggio della meridionale sanguigna e indipendente. Retorica a fiumi, dialoghi che sfiorano il ridicolo involontario e un senso diffuso di forzatura nello spingere il pedale della commozione facile: superfluo, sciatto ricattatorio. Cast sprecato nel peggiore dei modi: Ricky Tognazzi è Michele Orcini, Marisa Merlini è Teresa, Angela Goodwin è l'infermiera. Particina per Alessandra Mussolini, nipote della Loren. Musiche di Georges Delerue. Il titolo si riferisce ai vaghi ricordi del piccolo Ciro sull'aspetto della madre.