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Terra promessa
Promised Land
Durata
88
Formato
Regista
Insieme ad altre giovani donne dell'Europa dell'est, Diana (Diana Bespechni) viene venduta in Israele e trasformata in prostitute dalla maîtresse Hanna (Hanna Schygulla) e dalla spietata trafficante Anne (Anne Parillaud).
È un argomento delicatissimo e poco trattato in patria, quello che affronta l'autore israeliano Amos Gitai in questo film dai nobili intenti, seppur non corrispondenti a una riuscita stilistica altrettanto positiva. Già il titolo è un paradosso in cui si legge un forte messaggio di denuncia: la Terra Promessa di biblica memoria si rivela essere, per le sventurate protagoniste, un inferno di abusi e vessazioni (con risvolti politici inediti: israeliani e palestinesi sono alleati nella tratta delle bianche). Gitai gira un film quasi tutto al femminile, con un cast che riunisce star internazionali come la francese Parillaud, la britannica Rosamund Pike (Rose) e la tedesca Schygulla, musa del cinema di Rainer Werner Fassbinder. L'impianto è quasi documentaristico (non a caso, i personaggi portano gli stessi nomi degli interpreti), lo sguardo è impietoso, la violenza fisica e psicologica mostrata senza sconti; tuttavia, il film scade spesso nel didascalismo e non si fa mai davvero coinvolgente, piegandosi su se stesso fino a un finale che non convince. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
È un argomento delicatissimo e poco trattato in patria, quello che affronta l'autore israeliano Amos Gitai in questo film dai nobili intenti, seppur non corrispondenti a una riuscita stilistica altrettanto positiva. Già il titolo è un paradosso in cui si legge un forte messaggio di denuncia: la Terra Promessa di biblica memoria si rivela essere, per le sventurate protagoniste, un inferno di abusi e vessazioni (con risvolti politici inediti: israeliani e palestinesi sono alleati nella tratta delle bianche). Gitai gira un film quasi tutto al femminile, con un cast che riunisce star internazionali come la francese Parillaud, la britannica Rosamund Pike (Rose) e la tedesca Schygulla, musa del cinema di Rainer Werner Fassbinder. L'impianto è quasi documentaristico (non a caso, i personaggi portano gli stessi nomi degli interpreti), lo sguardo è impietoso, la violenza fisica e psicologica mostrata senza sconti; tuttavia, il film scade spesso nel didascalismo e non si fa mai davvero coinvolgente, piegandosi su se stesso fino a un finale che non convince. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
