In un futuro non precisato, il programmatore Jimi (Christopher Lambert) realizza Nirvana, un videogioco di ultima generzione che segue le avventure di Solo (Diego Abatantuono). Quando, a causa di un virus, il personaggio prende coscienza di essere una creatura virtuale, si ribella.

Evidenti i richiami alle atmosfere cupe della fantascienza distopica dei cult Strange Days (1995) e Blade Runner (1982) per un'operazione che (grazie a Dio) costituisce un esperimento isolato all'interno del panorama cinematografico italiano. Nel tentativo di realizzare un apologo sulla consapevolezza della costruzione della vita in un mondo parallelo, Gabriele Salvatores si addentra con esiti disastrosi in un territorio a lui completamente estraneo. Agghiaccinate nel disegno dei personaggi (che porta a chiedersi continuamente quali siano le motivazioni che li spingono ad agire), sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e pessime interpretazioni (Christopher Lambert imbambolato, Abatantuono a a suo agio come Ilona Staller in un convento). Fallimento totale.
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