Soy Cuba
Soy Cuba
Durata
141
Formato
Regista
Cronaca ed esaltazione della rivoluzione castrista e denuncia della dittatura, appoggiata dagli Stati Uniti, di Fulgencio Batista, divisa in quattro capitoli e introdotta dalla voce narrante della stessa Cuba. Si parte dai soprusi, dalla povertà e dalle ingiustizie, per arrivare alle lotte e alla ribellione.
Solenne e magniloquente opera politica, in cui la rabbia rivoluzionaria e l'amarezza fatalista si mescolano in dose uguali, alimentandosi a vicenda. Il fine è evidentemente propagandistico: celebrare la rivoluzione castrista contro il regime di Batista; è però limitativo definirlo semplicemente un film a tesi e banalmente di parte, dato il furore stilistico che lo attraversa e che diventa esso stesso espressione della rabbia, della speranza e della carica ribelle. Piani-sequenza, angolazioni della macchina da presa, carrelli e gru si susseguono, confermando come il regista russo Mikhail Kalatozov cerchi continuamente di fuggire alla cronaca realista per dare una connotazione più variegata e densa al suo discorso. A partire dal prologo, l'intera pellicola è attraversata da un certo lirismo di fondo, evidente in particolare nei monologhi dell'entità che impersona Cuba stessa e che dividono un capitolo dall'altro. È anche un film in cui le musiche assumono un ruolo centrale, parte anch'esse della furia stilistica che coinvolge ogni aspetto. Coprodotto dall'Istituto cubano per la Cultura.
Solenne e magniloquente opera politica, in cui la rabbia rivoluzionaria e l'amarezza fatalista si mescolano in dose uguali, alimentandosi a vicenda. Il fine è evidentemente propagandistico: celebrare la rivoluzione castrista contro il regime di Batista; è però limitativo definirlo semplicemente un film a tesi e banalmente di parte, dato il furore stilistico che lo attraversa e che diventa esso stesso espressione della rabbia, della speranza e della carica ribelle. Piani-sequenza, angolazioni della macchina da presa, carrelli e gru si susseguono, confermando come il regista russo Mikhail Kalatozov cerchi continuamente di fuggire alla cronaca realista per dare una connotazione più variegata e densa al suo discorso. A partire dal prologo, l'intera pellicola è attraversata da un certo lirismo di fondo, evidente in particolare nei monologhi dell'entità che impersona Cuba stessa e che dividono un capitolo dall'altro. È anche un film in cui le musiche assumono un ruolo centrale, parte anch'esse della furia stilistica che coinvolge ogni aspetto. Coprodotto dall'Istituto cubano per la Cultura.