Storia di amanti moderni: la stagione del terrore

Gendai kôshoku-den: Teroru no kisetsu

Durata

78

Regista

Nascosti in un appartamento lì vicino, due poliziotti spiano un ragazzo ex attivista (Ken Yoshizawa) che passa le giornate chiuso in casa a copulare contemporaneamente con due ragazze. Convinti della sua innocuità, dopo due settimane di sorveglianza, i poliziotti tornano alla base mentre il ragazzo va all'aeroporto di Haneda e si fa saltare in aria.

Ispiratosi all'insolita situazione sentimentale di un ragazzo realmente conosciuto, Wakamatsu dirige un pinku eiga (film erotici a basso budget) dalla cornice poliziesca che affronta con una punta di acuta ironia gli scottanti temi socio-politici dell'epoca, quali il fallimento dei movimenti di protesta, la nascita della lotta armata, il terrorismo. Monotona e priva di eventi significativi, la narrazione si sviluppa tutta attorno all'idea di un'attesa frustrata che obbliga i personaggi all'immobilità e all'inazione, segnata dallo scorrere del tempo sempre uguale a se stesso, e divisa fra due ambienti chiusi e contrapposti dove vanno in scena, in piccolo, i poli dello scontro sessantottesco: ribellione e libertà dei costumi da una parte, incomprensione e controllo poliziesco dall'altra. Ennesimo film militante di Wakamatsu girato in un periodo tumultuoso e di grande fermento artistico, in Storia di amanti moderni: la stagione del terrore l'elemento politico, nascosto dietro un'abbondanza di sesso che distrae tanto lo spettatore quanto i diretti interessati (il protagonista distolto dall'attivismo, i poliziotti costretti nel ruolo di voyeurs), trova paradossalmente espressione attraverso la sua stessa assenza, nella costruzione di una tensione che percorre sottile e silenziosa l'intera pellicola. Quando alla fine irrompe il colore, e con un abile gioco di sovrimpressioni le bandiere americane e giapponesi si toccano avvolgendo l'ennesimo coito meccanico, Wakamatsu rilascia la carica accumulata in una chiusura beffarda ed eversiva, dando spazio a quell'atto politico continuamente rimandato che, lontano dal semplice nichilismo autodistruttivo, appare come l'unico modo per sentirsi, almeno per un attimo, realmente vivi. Nonostante un soggetto piuttosto semplice, il film funziona e riesce ance ad emozionare.
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