Souls on the Road
RojĹ no reikon
Durata
91
Formato
Regista
Koichiro (Denmei Suzuki) ha lasciato la sua famiglia per trasferirsi a Tokyo, sognando una carriera da violinista. Le sue speranze sono presto svanite e, insieme a moglie e figlia, si dirige a piedi verso la sua città natale. Contemporaneamente, due banditi attraversano le strade giapponesi in cerca di lavoro.
Pietra miliare e capostipite del cinema nipponico, Souls on the Road è uno splendido affresco intimista, dai toni lirici e poetici, che mostra in montaggio alternato due situazioni diametralmente opposte: Koichiro viene accolto freddamente da un padre che non ha mai perdonato le sue scelte; gli ex criminali trovano invece cortesia, cibo e riparo in un'aristocratica villa di campagna. Non si tratta di una semplice critica sociale, ma di una pellicola che riflette con straordinaria forza sui rapporti tra gli esseri umani, sui pregiudizi e sulle dinamiche familiari. Minoru Murata (che veste anche i panni di un personaggio in scena) realizza un'opera prima di straordinaria fattura, profondissima nei sentimenti messi in campo e perfetta nei tempi registici: un esordio dal forte impianto realistico (a partire dall'ottima scelta dei paesaggi, protagonisti quanto i personaggi principali) unito a diverse interessanti sperimentazioni formali (le sovrimpressioni in primis). Un vero e proprio modello per il cinema giapponese che verrà e, in particolare, per quello di (grandi) autori come Yasujiro Ozu e Kenji Mizoguchi. Tra le fonti d'ispirazione, da segnalare The Lower Depths del drammaturgo russo Maksim Gor'kij.
Pietra miliare e capostipite del cinema nipponico, Souls on the Road è uno splendido affresco intimista, dai toni lirici e poetici, che mostra in montaggio alternato due situazioni diametralmente opposte: Koichiro viene accolto freddamente da un padre che non ha mai perdonato le sue scelte; gli ex criminali trovano invece cortesia, cibo e riparo in un'aristocratica villa di campagna. Non si tratta di una semplice critica sociale, ma di una pellicola che riflette con straordinaria forza sui rapporti tra gli esseri umani, sui pregiudizi e sulle dinamiche familiari. Minoru Murata (che veste anche i panni di un personaggio in scena) realizza un'opera prima di straordinaria fattura, profondissima nei sentimenti messi in campo e perfetta nei tempi registici: un esordio dal forte impianto realistico (a partire dall'ottima scelta dei paesaggi, protagonisti quanto i personaggi principali) unito a diverse interessanti sperimentazioni formali (le sovrimpressioni in primis). Un vero e proprio modello per il cinema giapponese che verrà e, in particolare, per quello di (grandi) autori come Yasujiro Ozu e Kenji Mizoguchi. Tra le fonti d'ispirazione, da segnalare The Lower Depths del drammaturgo russo Maksim Gor'kij.