Surf's Up – I re delle onde
Surf's Up
Durata
85
Formato
Regista
Il pinguino teen-ager Cody cresce a Ghiacciano Terme con il sogno di diventare un asso del surf. Quando il talent scout Mike arriva in cerca di concorrenti per il festival mondiale della specialità, Cody lo convince a portarlo con sé. La concorrenza è agguerrita e la presunzione del "giovanotto" non aiuta.
Pur non brillando per una trama particolarmente originale, Surf's Up – I re delle onde colpisce per la buona tecnica di animazione digitale. Oltre a una realizzazione grafica di qualità, in particolare nei notevoli e colorati scenari sull'acqua, il film fa proprie le tecniche tipiche del documentario come linea guida, realizzando così un mockumentary d'animazione, con tanto di dialoghi con parte dell'ipotetica troupe (che si presuppone stia riprendendo) e di microfoni in campo nei momenti con maggior movimento. L'idea è presentata fin dall'inizio, con un'introduzione in bianco e nero che contestualizza la storia, e viene portata avanti in modo credibile per tutta la durata della storia. Il coraggio e la riuscita di questa sperimentazione si scontrano, però, con una sceneggiatura che manca di altrettanta brillantezza. I personaggi – ancora una volta pinguini, dopo Madagascar (2005) e Happy Feet (2006) – non conquistano e le gag comiche strappano ben pochi sorrisi. Peccato perché, viste le premesse, si poteva fare davvero di più.
Pur non brillando per una trama particolarmente originale, Surf's Up – I re delle onde colpisce per la buona tecnica di animazione digitale. Oltre a una realizzazione grafica di qualità, in particolare nei notevoli e colorati scenari sull'acqua, il film fa proprie le tecniche tipiche del documentario come linea guida, realizzando così un mockumentary d'animazione, con tanto di dialoghi con parte dell'ipotetica troupe (che si presuppone stia riprendendo) e di microfoni in campo nei momenti con maggior movimento. L'idea è presentata fin dall'inizio, con un'introduzione in bianco e nero che contestualizza la storia, e viene portata avanti in modo credibile per tutta la durata della storia. Il coraggio e la riuscita di questa sperimentazione si scontrano, però, con una sceneggiatura che manca di altrettanta brillantezza. I personaggi – ancora una volta pinguini, dopo Madagascar (2005) e Happy Feet (2006) – non conquistano e le gag comiche strappano ben pochi sorrisi. Peccato perché, viste le premesse, si poteva fare davvero di più.