Il colore della menzogna
Au cœur du mensonge
Durata
113
Formato
Regista
In un villaggio della provincia bretone francese, viene ritrovato il cadavere violato di una bambina. I primi sospetti della giovane commissaria di polizia (Valeria Bruni Tedeschi) cadranno sul suo insegnante di disegno, il pittore René (Jacques Gamblin). Intanto la moglie Viviane (Sandrine Bonnaire) viene sedotta dal celebre giornalista e scrittore Germain-Roland Desmot (Antoine de Caunes), che sarà la seconda vittima degli eventi misteriosi della cittadina.
Con Il colore della menzogna, Chabrol dipinge di giallo la paranoia del matrimonio e del tradimento, nonché dei vizi segreti degli abitanti particolari di una piccola città balneare durante il solitario inverno. Nulla di nuovo sulla carta per il regista francese, ma con la sua sapienza acquisita (è il cinquantunesimo film della carriera) riesce a costruire, al di là del mistero da risolvere, il tormento sadico e morboso della coppia di protagonisti, nella colpa sensibile indotta di Sandrine Bonnaire e soprattutto nella crisi artistica e depressiva del pittore maledetto interpretato dal cupissimo Jacques Gamblin. Un vero trompe-l'œil di inganni e punti di vista offuscati dalla gelosia e dagli interessi personali del resto dei personaggi che si intersecano e si confondono. Nel parallelo con il giornalista provocatore (Antoine de Caunes), Chabrol scrive con la macchina da presa un piccolo saggio sulla trasfigurazione dei moti passionali attraverso la menzogna, il sesso e l'arte. Alcuni passaggi sono un po' furbetti, ma lo si guarda volentieri e il cast è in buona forma.
Con Il colore della menzogna, Chabrol dipinge di giallo la paranoia del matrimonio e del tradimento, nonché dei vizi segreti degli abitanti particolari di una piccola città balneare durante il solitario inverno. Nulla di nuovo sulla carta per il regista francese, ma con la sua sapienza acquisita (è il cinquantunesimo film della carriera) riesce a costruire, al di là del mistero da risolvere, il tormento sadico e morboso della coppia di protagonisti, nella colpa sensibile indotta di Sandrine Bonnaire e soprattutto nella crisi artistica e depressiva del pittore maledetto interpretato dal cupissimo Jacques Gamblin. Un vero trompe-l'œil di inganni e punti di vista offuscati dalla gelosia e dagli interessi personali del resto dei personaggi che si intersecano e si confondono. Nel parallelo con il giornalista provocatore (Antoine de Caunes), Chabrol scrive con la macchina da presa un piccolo saggio sulla trasfigurazione dei moti passionali attraverso la menzogna, il sesso e l'arte. Alcuni passaggi sono un po' furbetti, ma lo si guarda volentieri e il cast è in buona forma.