I testimoni
Les témoins
Durata
112
Formato
Regista
Parigi, 1984. Sarah (Emmanuelle Béart), scrittrice di libri per bambini, ha appena avuto un figlio dal suo compagno Mehdi (Sami Bouajila), poliziotto. Decisa a pubblicare il suo primo libro per adulti, si ispira alla storia vissuta dal gruppo di amici travolti dalla diffusione dell'AIDS.
Estate, inverno e poi di nuovo estate: sono tre gli atti messi in scena da André Téchiné per raccontare nel modo più realistico possibile l'impatto dell'Aids sulla vita quotidiana e sulle relazioni che ne vengono coinvolte. L'algerino Manu (Johan Libéreau), che sembra proseguire l'esperienza parigina del protagonista di Niente baci sulla bocca (1991), è il diretto interessato, ma sono i personaggi che gravitano attorno a lui che interessano maggiormente al regista. Il suo passaggio scombina equilibri già in bilico: la Béart e Bouajila faticano a ritrovarsi dopo la nascita del primo figlio, mentre l'amico di sempre, l'omosessuale Adrien (Michel Blanc), non riesce a trovare una relazione stabile. I temi affrontati sono diversi, forse troppi: la depressione post-partum, l'immigrazione, la violenza della polizia, la discriminazione. Lo sguardo di Téchiné si trattiene però dall'analisi politica o psicologica e si sofferma, invece, sulle reazioni puramente emotive testimoniate dalla visione. Anche i registri, come le emozioni, non si stabilizzano mai: il passaggio dalla commedia al dramma è comunque aiutato dalla libertà della colonna sonora curata dallo storico collaboratore Philippe Sarde. Notevoli i dialoghi e le interpretazioni, ma un'eccessiva ridondanza ne limita la portata complessiva.
Estate, inverno e poi di nuovo estate: sono tre gli atti messi in scena da André Téchiné per raccontare nel modo più realistico possibile l'impatto dell'Aids sulla vita quotidiana e sulle relazioni che ne vengono coinvolte. L'algerino Manu (Johan Libéreau), che sembra proseguire l'esperienza parigina del protagonista di Niente baci sulla bocca (1991), è il diretto interessato, ma sono i personaggi che gravitano attorno a lui che interessano maggiormente al regista. Il suo passaggio scombina equilibri già in bilico: la Béart e Bouajila faticano a ritrovarsi dopo la nascita del primo figlio, mentre l'amico di sempre, l'omosessuale Adrien (Michel Blanc), non riesce a trovare una relazione stabile. I temi affrontati sono diversi, forse troppi: la depressione post-partum, l'immigrazione, la violenza della polizia, la discriminazione. Lo sguardo di Téchiné si trattiene però dall'analisi politica o psicologica e si sofferma, invece, sulle reazioni puramente emotive testimoniate dalla visione. Anche i registri, come le emozioni, non si stabilizzano mai: il passaggio dalla commedia al dramma è comunque aiutato dalla libertà della colonna sonora curata dallo storico collaboratore Philippe Sarde. Notevoli i dialoghi e le interpretazioni, ma un'eccessiva ridondanza ne limita la portata complessiva.