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74

Il Novecento italiano viene ricordato attraverso un libro scritto da un contadino semianalfabeta, ma dal vissuto memorabile. Immagini di repertorio, intanto, scorrono davanti agli occhi del pubblico.

Cercando di trasporre sul grande schermo il libro di memorie scritto da Vincenzo Rabito, Costanza Quatriglio sceglie una forma insolita e curiosa per raccontare il Novecento nostrano. In un continuo scambio tra presente e passato, Terramatta riesce a far riecheggiare sentimenti ed emozioni nascosti tra le righe del testo (letto in voce over) e celati dietro lo stupore dei paesaggi mostrati. Lavorando per sottrazione e cercando di palesarsi il meno possibile, la regista firma un film insolito per il panorama documentaristico attuale, che vince la sfida di evocare più che informare. La forma piuttosto straniante dell'opera richiede un'attenzione non banale da parte del pubblico e l'eccessiva durata rischia di provocare noia, a causa di qualche passaggio scomodo e pedante anche per i più appassionati; ma, ad ogni modo, resta un prodotto incisivo e tutt'altro che banale: da vedere. Nastro d'argento come miglior documentario.
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