Cantante e ballerina in un locale di Nantes, Lola (Anouk Aimée) incontra per caso Roland (Marc Michel), ex compagno di scuola che all'epoca aveva perso la testa per lei. L'uomo sembra voler riaccendere il sentimento, ma Lola, che nel frattempo sta portando avanti una relazione senza passione con il marinaio americano Frankie (Alan Scott), attende speranzosa il ritorno del suo antico amore Michel (Jacques Harden), da cui ha avuto un figlio.



Esordio nel lungometraggio del trentenne Jacques Demy, Lola, donna di vita è un piccolo gioiello di quella produzione europea che contribuì a scardinare i canoni del cinema classico all'inizio degli anni '60. Forte di un realismo magico che scivola nel pudico melodramma, il film rappresenta un ritratto impressionista costruito attorno a una giostra sentimentale intrisa di speranza e malinconia. Omaggio dichiarato a La ronde (1950) di Max Ophüls, la pellicola gioca con elementi minimali rendendoli straordinari, a cominciare dall'ambientazione portuale (reminiscenza della natìa Loira Atlantica del regista), dalle caratterizzazioni speculari dei personaggi di contorno e dalle parentesi musicali, prolungamento naturale della poetica intrisa di struggente leggerezza di Demy. Lineare e al tempo stesso rapsodico, come la colonna sonora jazz di Michel Legrand. Tra attori splendidamente diretti, spicca la Aimée, indimenticabile nei panni della sognante ragazza-madre Lola. Notevole il contributo della fotografia in bianco e nero di Raoul Coutard. Incantevole.
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