Ercole Pappalardo (Totò) è uno sventurato archivista del Ministero con cinque figli a carico e senza licenza elementare. Dopo una serie di disavventure, il protagonista sarà licenziato e, ormai disperato, deciderà di morire per poter comunicare in sogno alla moglie i numeri del lotto.

Totò qui si scontra con il mondo impiegatizio statale e le sue ingiustizie. Lo scheletro della vicenda è tratto da due racconti di Čechov (La morte di un impiegato ed Esami di promozione), ma la sostanza pesca dalla realtà politico-sociale dell'epoca, al punto da attirare l'attenzione della già suscettibile censura (è famosa la scena dell'interrogazione, in cui Totò pronuncia il nome di De Gasperi, palesemente sostituito in post-produzione da quello di Bartali). In questo film però farsa e satira non procedono di pari passo: la prima vive attimi di gloria quando Alberto Sordi e Totò calcano insieme la scena (prima e ultima volta); mentre la seconda appare debole e poco pungente fin dai primissimi minuti e totalmente assente nella parte finale ambientata nell'aldilà.
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