
Faccia a faccia
Durata
107
Formato
Regista
Poco tempo dopo la fine della guerra di secessione statunitense, il mite e colto professor Brett Fletcher (Gian Maria Volonté) si trasferisce dal New England al Texas per motivi di salute. Quando s'imbatte in un banda di fuorilegge capeggiata da Solomon "Beauregard" Bennet (Tomas Milian), l'uomo assaggerà e si farà traviare dalla cruda e spietata legge del West.
Si fonda su un dualismo psicologico e su un duello di personalità, prima ancora che di pistole, l'originale western di Sergio Sollima, che torna a dirigere Tomas Milian a distanza di un anno da La resa dei conti, datato 1966. Il personaggio di Beauregard rappresenta il lato spietato e crudo del West, al quale si contrappongono i modi civilizzati di Fletcher: quest'ultimo finirà per essere negativamente influenzato dall'ambiente circostante, dalla decadenza dei valori umani e dal venir meno del legame con la civiltà. Un trauma che permetterà al suo lato più oscuro di emergere, in contrapposizione alla progressiva redenzione del villain, specularmente messo di fronte ai propri crimini. L'interessante analisi psicologica tentata da Sollima si ferma però alla superficie, ingabbiata dalle strette regole del genere filmico e non sempre supportata da dialoghi adeguati. Un'epica della violenza foriera di riflessioni, riuscita solo a metà. Scritto dal regista con Sergio Donati; colonna sonora di Ennio Morricone.
Si fonda su un dualismo psicologico e su un duello di personalità, prima ancora che di pistole, l'originale western di Sergio Sollima, che torna a dirigere Tomas Milian a distanza di un anno da La resa dei conti, datato 1966. Il personaggio di Beauregard rappresenta il lato spietato e crudo del West, al quale si contrappongono i modi civilizzati di Fletcher: quest'ultimo finirà per essere negativamente influenzato dall'ambiente circostante, dalla decadenza dei valori umani e dal venir meno del legame con la civiltà. Un trauma che permetterà al suo lato più oscuro di emergere, in contrapposizione alla progressiva redenzione del villain, specularmente messo di fronte ai propri crimini. L'interessante analisi psicologica tentata da Sollima si ferma però alla superficie, ingabbiata dalle strette regole del genere filmico e non sempre supportata da dialoghi adeguati. Un'epica della violenza foriera di riflessioni, riuscita solo a metà. Scritto dal regista con Sergio Donati; colonna sonora di Ennio Morricone.