La tigre e il dragone
Wo hu cang long
Premi Principali
Oscar al miglior film straniero 2001
Durata
120
Formato
Regista
Cina, 1779. Il grande guerriero Li Mu Bai (Chow Yun-Fat) comunica all'amica Shu Lien (Michelle Yehoh), anche lei combattente e segretamente innamorata di lui, di volersi ritirare. La sua eccezionale spada, però, fa gola alla perfida Volpe di Giada (Cheng Pei-Pei), che ha traviato la giovane Jen (Zhang Ziyi) e trascina Li Mu Bai e Shu Lien in una lotta all'ultimo sangue.
E fu così che il pubblico mainstream occidentale scoprì il wuxia pian, il film di cappa e spada dell'Estremo Oriente: ci voleva Ang Lee, eclettico autore di Taiwan con alle spalle un'importante carriera negli Stati Uniti, per sdoganare un genere rimasto fino a quel momento recluso a una ristretta cerchia di appassionati. Lee raduna un cast che unisce alcuni tra i volti più noti del cinema cinese e di Hong Kong (Chow Yun Fat, la malese Michelle Yeoh) alla stella emergente Zhang Ziyi e regala una favola (quasi) tutta al femminile, tratta da un romanzo di Wang Dulu, che miscela con sapienza avventura e melodramma, azione e saggezza buddhista, morale e lirismo. Lo spettatore può ritrovare l'antico senso cinematografico della meraviglia grazie ai combattimenti coreografati da Yuen Wo-Ping – già al lavoro in Matrix di Andy e Larry Wachowski, 1999 – con i protagonisti che sfidano la forza di gravità, volando letteralmente grazie alla versione modernizzata della tradizionale tecnica wire-work (cavi d'acciaio che sostengono gli attori). Puro spettacolo per gli occhi, premiato con quattro Oscar: miglior film straniero, fotografia (Peter Pau), colonna sonora (Dun Tan) e scenografia (Tim Yip).
E fu così che il pubblico mainstream occidentale scoprì il wuxia pian, il film di cappa e spada dell'Estremo Oriente: ci voleva Ang Lee, eclettico autore di Taiwan con alle spalle un'importante carriera negli Stati Uniti, per sdoganare un genere rimasto fino a quel momento recluso a una ristretta cerchia di appassionati. Lee raduna un cast che unisce alcuni tra i volti più noti del cinema cinese e di Hong Kong (Chow Yun Fat, la malese Michelle Yeoh) alla stella emergente Zhang Ziyi e regala una favola (quasi) tutta al femminile, tratta da un romanzo di Wang Dulu, che miscela con sapienza avventura e melodramma, azione e saggezza buddhista, morale e lirismo. Lo spettatore può ritrovare l'antico senso cinematografico della meraviglia grazie ai combattimenti coreografati da Yuen Wo-Ping – già al lavoro in Matrix di Andy e Larry Wachowski, 1999 – con i protagonisti che sfidano la forza di gravità, volando letteralmente grazie alla versione modernizzata della tradizionale tecnica wire-work (cavi d'acciaio che sostengono gli attori). Puro spettacolo per gli occhi, premiato con quattro Oscar: miglior film straniero, fotografia (Peter Pau), colonna sonora (Dun Tan) e scenografia (Tim Yip).