In una festa a Parigi, l'ambasciatore Giorgio La Ferlita (Alberto Nepoti) conosce e s'innamora della contessa Natka (Pina Menichelli). Quest'ultima nasconde un tragico passato.

Tratto dall'omonimo romanzo di Giovanni Verga (che non volle firmare la sceneggiatura), Tigre reale restituisce sullo schermo la carica eversiva e l'approfondimento psicologico del testo di partenza, pur riducendolo drasticamente per ragioni d'adattamento. Insieme a Il fuoco (1916), forma un vero e proprio dittico: il regista (Pastrone) e la protagonista (Menichelli) sono i medesimi, così come il tema del rapporto tormentato e l'influenza dannunziana sono comuni a entrambi i titoli. Se Il fuoco era maggiormente coinvolgente, Tigre reale punta però su una struttura narrativa più complessa e interessante, contrassegnata dal lungo flashback in cui viene raccontato il passato della protagonista. Tra le innumerevoli trasgressioni, da segnalare un controverso incitamento al suicidio, da commettere, però, rigorosamente “in abito elegante”. Come per diverse altre sue pellicole, Pastrone ha firmato il film con lo pseudonimo di Piero Fosco.
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