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Black Bag: doppio gioco
Black Bag
Durata
93
Formato
Regista
L’agente segreto George Woodhouse (Michael Fassbender) riceve un delicato incarico dal suo superiore: ha solo una settimana per scoprire chi, dall'interno dell'agenzia, ha trafugato Severus, un software top-secret. Tra i cinque sospettati c'è anche la moglie di George, Kathryn (Cate Blanchett), anch'essa agente. Nel tentativo di smascherare il traditore, George invita a cena a casa sua gli altri quattro sospetti, ma, quella sera, un evento inatteso cambia tutto: il suo superiore muore improvvisamente per un misterioso attacco cardiaco e i dubbi di George nei confronti di sua moglie inizieranno a crescere.
Le basi del cinema di spionaggio degli anni Settanta, un pizzico della saga di 007 mescolato con gli stilemi del genere giallo e con lo stile di Hitchcock: la ricetta di Black Bag è composta da ingredienti che ci rimandano a un cinema d’altri tempi, soprattutto in una sceneggiatura – firmata David Koepp – che mescola intrighi e misteri, colpi di scena e tradimenti. Aperto da una serie di sequenze notevolissime (dalla lunga camminata di Fassbender, che richiama quella di Quei bravi ragazzi, alla cena con tutti i sospettati è un passaggio magistrale), Black Bag ha una fluidità drammaturgica efficace, seppur a volte interrotta da qualche eccesso di didascalismo, in cui si tende a sottolineare in maniera troppo esplicita di come Soderbergh stia parlando più del matrimonio tra i due protagonisti che di complotti internazionali. Lo spunto è interessante, ma eccessivamente sottolineato, soprattutto all’interno di una messinscena per il resto raffinata, elegante e forte di uno stile minimalista di grande forza visiva. Soderbergh sa il fatto suo in tema di fotografia e tempi di montaggio (lo dimostra anche la scena al laghetto con Woodhouse che si rilassa pescando) e, seppur con qualche momento un po’ prevedibile, dirige un buon film in cui è la sua regia a essere la vera protagonista. Buone le prove di tutto il cast: tra i vari interpreti, si segnala anche Pierce Brosnan che funge da vero e proprio collante con la saga di James Bond con cui questo film estremamente british ha più di un’assonanza.
Le basi del cinema di spionaggio degli anni Settanta, un pizzico della saga di 007 mescolato con gli stilemi del genere giallo e con lo stile di Hitchcock: la ricetta di Black Bag è composta da ingredienti che ci rimandano a un cinema d’altri tempi, soprattutto in una sceneggiatura – firmata David Koepp – che mescola intrighi e misteri, colpi di scena e tradimenti. Aperto da una serie di sequenze notevolissime (dalla lunga camminata di Fassbender, che richiama quella di Quei bravi ragazzi, alla cena con tutti i sospettati è un passaggio magistrale), Black Bag ha una fluidità drammaturgica efficace, seppur a volte interrotta da qualche eccesso di didascalismo, in cui si tende a sottolineare in maniera troppo esplicita di come Soderbergh stia parlando più del matrimonio tra i due protagonisti che di complotti internazionali. Lo spunto è interessante, ma eccessivamente sottolineato, soprattutto all’interno di una messinscena per il resto raffinata, elegante e forte di uno stile minimalista di grande forza visiva. Soderbergh sa il fatto suo in tema di fotografia e tempi di montaggio (lo dimostra anche la scena al laghetto con Woodhouse che si rilassa pescando) e, seppur con qualche momento un po’ prevedibile, dirige un buon film in cui è la sua regia a essere la vera protagonista. Buone le prove di tutto il cast: tra i vari interpreti, si segnala anche Pierce Brosnan che funge da vero e proprio collante con la saga di James Bond con cui questo film estremamente british ha più di un’assonanza.
