L'ultima tempesta
Prospero's Books
Durata
124
Formato
Regista
Duca di Milano esiliato su una remota isola, Prospero (John Gielgud) medita una terribile vendetta nei confronti dei suoi nemici, scatenando una violenta tempesta che li costringa a rifugiarsi sull'isola. Si servirà dei poteri magici acquisiti grazie allo scibile contenuto nei libri ricevuti in dono dall'amico Gonzalo (Erland Josephson).
Trasposizione snellita nell'intreccio (ma non per questo meno ricca) de La tempesta di William Shakespeare, in cui è evidente la fascinazione di Greenaway per l'opera d'arte totale, condotta attraverso un accumulo forsennato di immagini, suoni, suggestioni visive, riferimenti pittorici, citazioni letterarie, cultura classica e progresso tecnologico. Un'istallazione ipertestuale di sfrenato barocchismo estetico che satura lo schermo con una ridondante presenza di simbolismi, allegorie e figure, nel tentativo di estendersi al di là della bidimensionalità della rappresentazione cinematografica, sovrapponendo nella stessa inquadratura molteplici immagini e testi scritti. Una pellicola sperimentale, che non scende a compromessi con lo spettatore, ma anzi lo forza a immergersi in un'esperienza visionaria sfacciatamente intellettuale e respingente che ingloba una amplissima quantità di informazioni. I 24 libri di Prospero, che rappresentano lo scibile umano, sembrano racchiudere tutta la poetica universale, erudita e interdisciplinare di Greenaway, basata su processi mentali che portano alla costruzione di più mondi simili a quelli letterari di Borges. Tableaux vivants ipertrofici e video-arte, in cui il collage elettronico convive con Giorgione, Tiziano, Bellini, Mantegna, Rembrandt, Bosch, Géricault, la Bibbia e la mitologia. Forse è troppo. Fotografia: Sacha Vierny. Musiche: Michael Nyman. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Trasposizione snellita nell'intreccio (ma non per questo meno ricca) de La tempesta di William Shakespeare, in cui è evidente la fascinazione di Greenaway per l'opera d'arte totale, condotta attraverso un accumulo forsennato di immagini, suoni, suggestioni visive, riferimenti pittorici, citazioni letterarie, cultura classica e progresso tecnologico. Un'istallazione ipertestuale di sfrenato barocchismo estetico che satura lo schermo con una ridondante presenza di simbolismi, allegorie e figure, nel tentativo di estendersi al di là della bidimensionalità della rappresentazione cinematografica, sovrapponendo nella stessa inquadratura molteplici immagini e testi scritti. Una pellicola sperimentale, che non scende a compromessi con lo spettatore, ma anzi lo forza a immergersi in un'esperienza visionaria sfacciatamente intellettuale e respingente che ingloba una amplissima quantità di informazioni. I 24 libri di Prospero, che rappresentano lo scibile umano, sembrano racchiudere tutta la poetica universale, erudita e interdisciplinare di Greenaway, basata su processi mentali che portano alla costruzione di più mondi simili a quelli letterari di Borges. Tableaux vivants ipertrofici e video-arte, in cui il collage elettronico convive con Giorgione, Tiziano, Bellini, Mantegna, Rembrandt, Bosch, Géricault, la Bibbia e la mitologia. Forse è troppo. Fotografia: Sacha Vierny. Musiche: Michael Nyman. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.