Alsazia, fine XVI° secolo. Il pittore e incisore olandese Hendrick Goltzius (Ramsey Nasr), desideroso di realizzare un libro di illustrazioni erotiche che sveli la controversa meschinità della religione e della Storia nel rapportarsi ai tabù sessuali, giunge alla corte del dissoluto Margravio alsaziano (F. Murray Abraham) e chiede al nobile un finanziamento per concretizzare la sua opera. Goltzius otterrà i soldi solo se inscenerà dal vivo, insieme alla sua compagnia teatrale The Pelican Company, gli episodi da inserire nella peccaminosa raccolta.

Da sempre refrattario alle convenzioni che hanno codificato il linguaggio cinematografico dagli albori fino ai giorni nostri, Peter Greenaway, a cinque anni di distanza dal film/installazione Peopling the Palaces at Venaria Reale (proiettato sulle pareti della reggia piemontese), torna a stupire con una delle pellicola più avanzate e sperimentali della sua carriera. Tra Antico Testamento e allegorie classiche, passando per l'Antico Egitto, il regista di Newport ha realizzato un'opera enciclopedica in cui si compenetrano arte, cinema, teatro e letteratura attraverso uno sguardo satirico e blasfemo che trasuda sessualità tattile nel violentare la carnalità dei corpi («La nudità è vulnerabilità ma è anche orgoglio»). La barocca artificiosità dell'immagine in CGI (frantumata, scomposta e manipolata) stravolge la percezione della realtà basata sui canoni prospettici classici e porta all'estremo, insieme a sovraimpressioni testuali, set circolari e grandangoli deformanti, l'idea di Greenaway di annullare la bidimensionalità dello schermo. Voyeurismo, incesto, adulterio, seduzione dei più giovani, prostituzione e necrofilia danno vita a una metafora recitata che sembra ricordare il pensiero del regista secondo cui «Dalla pittura veneziana del XVI secolo, fino all'avvento di Internet negli anni '80, tutto è sempre stato pregno di erotismo e pornografia». Una visione faticosa e respingente che può facilmente nauseare nella sua programmatica volontà di stupire sulla base di una provocatoria lezione di moralità. Cinema che guarda a se stesso. E si rinnega. Fotografia: Reinier van Brummelen. Musiche: Marco Robino.
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