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Die Spinnen, 1. Teil – Der Goldene See
Die Spinnen, 1. Teil – Der Goldene See
Durata
81
Formato
Regista
Attirato da un messaggio in una bottiglia che evoca un fantomatico tesoro, l'americano Kay Hoog (Carl de Vogt) organizza una spedizione alla volta dei territori Inca. Dovrà combattere contro la perfida Lio Sha (Ressel Orla), capo di un'organizzazione criminale, e si innamorerà dell'indigena Naela (Lil Dagover).
Primo capitolo di un dittico (la seconda parte, Die Spinnen, 2. Teil – Das Brillantenschiff, uscirà nel 1920) incentrato su avventure a sfondo fantasy, scritto e diretto da Fritz Lang. Un'operazione puramente alimentare (che in origine contava altri due episodi, mai realizzati), atta a sfruttare la passione dell'epoca per l'esotismo, il meraviglioso e l'amore dall'aura melò. Sviluppo confuso e spettacolarizzazione gratuita (le rigorose simmetrie e le strutture ipnotiche degli anni a venire sono totalmente assenti), anche se non manca un'evidente tendenza al gigantismo (destinata a divenire marca inconfondibilmente langhiana) e al dinamismo dell'immagine (le inquadrature brulicanti al limite del parossismo), enfatizzati da un uso sapiente del montaggio. Di grande impatto visivo le ambientazioni esterne (ricostruite ad Amburgo), preludio alla magniloquenze di opere future. Un Lang in germe, incompleto e al tempo affascinante. Fotografia di Karl Freund, Carl Hoffmann ed Emil Schünemann.
Primo capitolo di un dittico (la seconda parte, Die Spinnen, 2. Teil – Das Brillantenschiff, uscirà nel 1920) incentrato su avventure a sfondo fantasy, scritto e diretto da Fritz Lang. Un'operazione puramente alimentare (che in origine contava altri due episodi, mai realizzati), atta a sfruttare la passione dell'epoca per l'esotismo, il meraviglioso e l'amore dall'aura melò. Sviluppo confuso e spettacolarizzazione gratuita (le rigorose simmetrie e le strutture ipnotiche degli anni a venire sono totalmente assenti), anche se non manca un'evidente tendenza al gigantismo (destinata a divenire marca inconfondibilmente langhiana) e al dinamismo dell'immagine (le inquadrature brulicanti al limite del parossismo), enfatizzati da un uso sapiente del montaggio. Di grande impatto visivo le ambientazioni esterne (ricostruite ad Amburgo), preludio alla magniloquenze di opere future. Un Lang in germe, incompleto e al tempo affascinante. Fotografia di Karl Freund, Carl Hoffmann ed Emil Schünemann.
