Vecchie

Le sessantenni Agata (Barbara Valmorin) e Letizia (Maria Grazia Grassini) passano l'estate al mare, in una zona centro meridionale d'Italia. Asserragliate nell'appartamento che occupano, si dedicano discinte alle loro interminabili e pittoresche chiacchiere tra signore.

Due donne attorno a un tavolo: quanto sembra bastare al cinema di Daniele Segre per raccontare storie sfacciate, forti come verità urlate. La sceneggiatura, firmata dal regista con le due protagoniste, sviluppa dialoghi continui e serrati avvolti da una messa in scena che fa un intelligente uso del colore, alternando metaforicamente luoghi fisici e interiori e strizzando l'occhio a tematiche come l'identità e la sospensione del tempo. Giochi di luce disegnano i profili dei personaggi, che si confrontano a lungo con dinamiche teatrali, posticipando all'infinito il momento di svolta della storia e la loro uscita di scena: attraverso riprese frontali i corpi isolati si sfiniscono, costretti in spazi sempre più ristretti fino a imprigionarsi come elementi scenografici in una fissità materica. Un flusso di coscienza sulla vecchiaia, interessante a livello sperimentale ma minato da un immobilismo a tratti insostenibile e da ambizioni decisamente pindariche. Probante.