Un giorno in pretura
Durata
97
Formato
Regista
Partendo dalla voce di Augusto Mencacci (Giulio Calì), testimone di “professione”, si entra nella quotidianità di un tribunale e del suo giudice temutissimo, Salomone Lo Russo (Peppino De Filippo). Diversi i casi che si alterneranno, le cui sorti verranno decise o dall'applicazione del codice alla lettera, o da scelte nate dalla coscienza.
Da una sceneggiatura di Alessandro Continenza, Lucio Fulci, Alberto Sordi, Giancarlo Viganotti e dallo stesso Steno, Un giorno in pretura è una commedia a episodi, dal ritmo veloce e a cui interessa una sola cosa: divertire. Si tratta infatti di sketch allungati, senza troppa introspezione, in cui si alternano alcuni degli attori più famosi del panorama italiano (Walter Chiari, Sophia Loren, Alberto Sordi). Purtroppo però, a parte il bell'episodio con Sordi che interpreta il futuro personaggio protagonista di Un americano a Roma (1954), si tratta di un intrattenimento bozzettistico che alla lunga diventa stucchevole. Molto lontano da quel tipo di commedia all'italiana, capace di donare un substrato sociale a vicende spesso vicine alla realtà. I doppi sensi e alcune sequenze costarono al film l'anatema da parte del Centro Cinematografico Cattolico, che lo definì “sconsigliabile”.
Da una sceneggiatura di Alessandro Continenza, Lucio Fulci, Alberto Sordi, Giancarlo Viganotti e dallo stesso Steno, Un giorno in pretura è una commedia a episodi, dal ritmo veloce e a cui interessa una sola cosa: divertire. Si tratta infatti di sketch allungati, senza troppa introspezione, in cui si alternano alcuni degli attori più famosi del panorama italiano (Walter Chiari, Sophia Loren, Alberto Sordi). Purtroppo però, a parte il bell'episodio con Sordi che interpreta il futuro personaggio protagonista di Un americano a Roma (1954), si tratta di un intrattenimento bozzettistico che alla lunga diventa stucchevole. Molto lontano da quel tipo di commedia all'italiana, capace di donare un substrato sociale a vicende spesso vicine alla realtà. I doppi sensi e alcune sequenze costarono al film l'anatema da parte del Centro Cinematografico Cattolico, che lo definì “sconsigliabile”.