Storia di Asja KljaÄina che amò senza sposarsi
Asino sÄast'e – Istorjia Asi KliaÄinoj
Durata
99
Formato
Regista
Russia. La giovane Asja KljaÄina (Ija Savvina), contadina, si innamora di Stepan (Aleksandr Sirin), svogliato e inaffidabile, e rifiuta un sentimento ben piĂą onesto e sicuro. Rimasta incinta, sceglierà di affrontare la gravidanza e tenere il bambino, evitando di scendere a compromessi.
Seconda regia (dopo Il primo maestro del 1965) per Andrej KonÄalovskij (ex collaboratore di Andrej Tarkovskij), che realizza una sorta di sentito apologo contadino (al centro della narrazione c'è la vita del kolchoz, cooperativa agricola nella quale i lavoratori condividevano i macchinari, contribuendo collettivamente a svolgere le mansioni nei campi) tratteggiato con inaspettato rigore e delicata essenzialità. Al centro della vicenda, una protagonista ostinata e indipendente, decisa a prendere in mano le redini della propria esistenza e a lottare contro perbenismo sociale e ipocriti retaggi di stampo maschilista: tema ambizioso e soprattutto coraggioso, destinato a provocare un netto rifiuto da parte della rigida censura sovietica (che, infatti, bloccò la circolazione del film per circa un ventennio). I motivi sono evidenti nell'anarchia strisciante della rappresentazione, dotata di intenti certo non in linea governativa e quasi epica nel tratteggio di personaggi e ambientazione. Visione impegnativa, probante ma coinvolgente, per un'opera da riscoprire. Scritto da Yuri Klepikov. Premio FIPRESCI con menzione al Festival di Berlino.
Seconda regia (dopo Il primo maestro del 1965) per Andrej KonÄalovskij (ex collaboratore di Andrej Tarkovskij), che realizza una sorta di sentito apologo contadino (al centro della narrazione c'è la vita del kolchoz, cooperativa agricola nella quale i lavoratori condividevano i macchinari, contribuendo collettivamente a svolgere le mansioni nei campi) tratteggiato con inaspettato rigore e delicata essenzialità. Al centro della vicenda, una protagonista ostinata e indipendente, decisa a prendere in mano le redini della propria esistenza e a lottare contro perbenismo sociale e ipocriti retaggi di stampo maschilista: tema ambizioso e soprattutto coraggioso, destinato a provocare un netto rifiuto da parte della rigida censura sovietica (che, infatti, bloccò la circolazione del film per circa un ventennio). I motivi sono evidenti nell'anarchia strisciante della rappresentazione, dotata di intenti certo non in linea governativa e quasi epica nel tratteggio di personaggi e ambientazione. Visione impegnativa, probante ma coinvolgente, per un'opera da riscoprire. Scritto da Yuri Klepikov. Premio FIPRESCI con menzione al Festival di Berlino.