A Varsavia, nella sera che precede la Pasqua, uno studente di medicina (Jan Nowicki) decide di cambiare radicalmente vita. Il giovane cammina di notte, passeggiando in giro per le strade della città portando con sé una valigia con tutto ciò che gli appartiene: cercherà conforto nell'amore decisamente curioso verso una ragazza che guida un tram (Joanna Szczerbic) con cui tenta di cominciare una nuova esistenza.

Opera ardita e sperimentale in cui Skolimowski attraverso una forma filmica refrattaria a qualsiasi etichetta o classificazione intende raccontare un disagio generazionale, un lancinante senso di inquietudine dinnanzi a una realtà che appare immutabile. Le vecchie generazioni ciniche ed egoiste hanno condannato le nuove a una società patriarcale e spenta che il cineasta polacco (qui alla sua terza regia) intende esorcizzare attraverso l'estro creativo, rivendicando una vitalità che si esprime tramite la cinefilia (con omaggi evidenti a Fellini e alla Nouvelle Vague francese), l'invenzione visiva e la capacità di sdrammatizzare con ironia sagace e pungente. Un vero e proprio incubo a occhi aperti, stimolante e sorprendente, esempio tra i migliori di un cinema capace di andare oltre gli schemi prestabiliti, anticonvenzionale senza mai essere autoreferenziale o cervellotico esercizio di stile. Ottima, come sempre, la colonna sonora firmata dal geniale jazzista Krzysztof Komeda.
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