Burro (Renato Pozzetto), ingenuo e sognatore, vive con la madre (Margarita Lozano) in un paesino della provincia romagnola e venera un'attrice del grande schermo (Elena Sofia Ricci). Ma la delusione è dietro l'angolo.

«Sono stanco di essere innocente. Dio, dammi dei peccati, perché tra un santo e un cretino la differenza è il santo». Film anomalo e imperfetto sull'inadeguatezza e l'ansia di diventare adulti, diretto da José María Sánchez su sceneggiatura di Tonino Guerra, Burro si abbandona a rarefazioni e atmosfere oniriche riportando Renato Pozzetto alla poesia e al surrealismo degli esordi. Perennemente attonito e stranito, ossessionato da una figura femminile che si triplica a metaforizzare il sesso, la religione e il passato, il protagonista si muove in un territorio simbolico che risulta a tratti incomprensibile. L'ambizione è molta ma la realizzazione, spesso, non è all'altezza. Ed è un peccato. Totalmente inadatta al ruolo Elena Sofia Ricci. Malinconica colonna sonora di Luis Enríquez Bacalov.
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