Italian Secret Service
Durata
108
Formato
Regista
Natalino (Nino Manfredi) è un ex-partigiano noto con il nome di “Capellone”, che ora, però, deve fare i conti con l'esame di terza media per poter ottenere un impiego. Durante la guerra, aveva salvato l'agente americano Charles Harrison (Clive Revill), che non si è dimenticato di lui: entrato a far parte del servizio segreto, lo statunitense contatta l'amico italiano per dare la caccia a una spia neonazista (Jean Sobieski), ma gli imprevisti sono dietro l'angolo.
Dopo aver realizzato il drammatico Incompreso (1966), Luigi Comencini sente la necessità di tornare ai toni leggeri della commedia, incorniciata, questa volta, da un contesto spionistico molto di moda all'epoca (grazie al traino di James Bond). Scanzonato e ironico, il film prende il via da una sceneggiatura (di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luigi Comencini e Massimo Patrizi) che gioca sugli stereotipi dell'italiano medio, sempre pronto a trovare una soluzione capace di riversare sugli altri le fatiche o i problemi, dipingendo, inoltre, una serie di personaggi di contorno grotteschi ed egoisti. Allo stesso tempo, il regista mette in scena con discreta maestria, non rinunciando alla sua vena sarcastica, un messaggio ben chiaro, prendendo spunto dal motto latino "homo homini lupus": l'uomo è il peggior nemico della sua specie, capace di sacrificare la vita altrui per un proprio profitto. La spy-story lascia presto il passo alla commedia all'italiana e, a volte, i due ambiti sono poco armonizzati, dimostrando una vena ironica un po' appannata. Bene Manfredi, impacciati gli attori stranieri.
Dopo aver realizzato il drammatico Incompreso (1966), Luigi Comencini sente la necessità di tornare ai toni leggeri della commedia, incorniciata, questa volta, da un contesto spionistico molto di moda all'epoca (grazie al traino di James Bond). Scanzonato e ironico, il film prende il via da una sceneggiatura (di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luigi Comencini e Massimo Patrizi) che gioca sugli stereotipi dell'italiano medio, sempre pronto a trovare una soluzione capace di riversare sugli altri le fatiche o i problemi, dipingendo, inoltre, una serie di personaggi di contorno grotteschi ed egoisti. Allo stesso tempo, il regista mette in scena con discreta maestria, non rinunciando alla sua vena sarcastica, un messaggio ben chiaro, prendendo spunto dal motto latino "homo homini lupus": l'uomo è il peggior nemico della sua specie, capace di sacrificare la vita altrui per un proprio profitto. La spy-story lascia presto il passo alla commedia all'italiana e, a volte, i due ambiti sono poco armonizzati, dimostrando una vena ironica un po' appannata. Bene Manfredi, impacciati gli attori stranieri.