Veronika Voss

Die Sehnsucht der Veronika Voss

Premi Principali

Orso d’oro al Festival di Berlino 1982

Anno

Paese

Rft

Generi

Durata

104

Formato


Una celebre star tedesca, Veronika Voss (Rosel Zech), ex diva negli anni del nazismo e della sua corrispondente propaganda cinematografica, incontra Robert (Hilmar Thate), un giornalista sportivo, nella Monaco di Baviera della metà degli anni '50. Ma la vita sentimentale di Robert è già occupata.

Il film di Rainer Werner Fassbinder, vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino del 1982, è imbevuto di un passatismo non banale e di uno sguardo sui recenti trascorsi della storia tedesca perfettamente incarnato dai disturbi comportamenti di Veronika Voss, figura destinata all'oblio della completa solitudine, al sonno eterno in grado di estinguere ogni dolore terreno. Allo spettatore più disattento o più superficiale, soprattutto vista la confezione estetica assolutamente impeccabile, potrebbe sembrare un vellutato, aggraziato ma sostanzialmente inconsistente, atto d'amore cinefilo, ma tale raffinatezza, che il bianco e nero in qualche punto rende quasi abbagliante, riesce benissimo a unire ricercatezza della forma e sostanza di sguardo. Tant'è che la consistenza sfavillante delle immagini del film cela un cuore piuttosto nero e solitario che si traduce a sua volta in un diffusissimo senso di perdita e in una visione sconsolata del mondo che, vista la morte del regista non molto successiva, non può non assumere tratti testamentari. Un sentimento, quest'ultima vocazione testamentaria della pellicola, che agisce sottotraccia togliendo letteralmente il respiro e che nella seconda parte si traduce nell'ennesimo meccanismo stritolante tipico del cinema di Fassbinder, che fa fuori la sincerità dei rapporti umani costringendoli alla disillusione e al distacco. Evidenziando splendidamente, pur con qualche immobilismo di troppo, il contrappasso di una felicità che si vende solo a prezzi salatissimi: la stessa spietatezza con cui Hollywood, tirata puntualmente in ballo nel finale, elargisce i suoi sogni salvo però poi chiedere indietro il conto. Liberamente ispirato alla figura di Sybille Schmitz, attrice tedesca piuttosto nota ai tempi del Terzo Reich.


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