Uno spaccato al femminile sulle donne rimaste a casa durante la Seconda guerra mondiale: mentre il marito (Ed Harris) è nel Pacifico, la moglie (Goldie Hawn), che lavora come impiegata in una fabbrica, si concede a un superiore (Kurt Russell).

L'autarchia e l'originalità di un regista come Jonathan Demme si evince anche in film come questo, non riuscito ma vitalissimo, originale anche nella fusione sballata e pasticciata di generi, di voci, di note, di umori. La guerra è ben più che uno sfondo o un fondale e dovrebbe dar risalto e consistenza all'affresco, ma molto spesso l'effetto non riesce a non essere dissonante e poco convincente, con una storicizzazione parziale, approssimativa e grossolana. Demme osa, non si siede, e un po' si scotta, ma il mai domo spirito di ricerca che lo caratterizza da questo momento in poi diverrà un inestirpabile marchio di fabbrica. Qualche dissapore tra Goldie Hawn e Jonathan Demme, con l'attrice che, anche produttrice, non rimase per nulla soddisfatta dell'operato del regista e pretese che venne rigirato quasi un terzo di film. Cameo del mentore di Demme Roger Corman, nei panni del padrone della fabbrica.
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