Lola (Barbara Sukowa) lavora in un bordello ed è amante di Schuckert (Mario Adorf), vero padrone di una piccola città di provincia in cui niente si muove senza il suo consenso. Quando un assessore prova a mettere i bastoni tra le ruote alla corruzione del suo uomo, Lola lo seduce e lo sposa, senza per questo rinunciare alla prima relazione.

Sottospecie di remake de L'angelo azzurro (1930) di Josef Von Sternberg, Lola è di sicuro un film minore nella produzione di Fassbinder, che si limita a riproporre la congiunzione, più volte esplorata in precedenza, tra sessualità e denaro, tra ragioni del cuore e opportunismo materialistico. È chiara l'intenzione di mettere a nudo il sentimento utilitaristico di un paese come la Germania di quel tempo puntando il dito contro una nazione intera e i suoi vizi capitali, ma l'atto d'accusa si ferma al già visto e a meccanismi piuttosto prevedibili. Fassbinder oltretutto prova a smarcarsi dal suo solito pessimismo di fondo, ricorrendo in più di un'occasione a un tono più allegro e scanzonato del solito, ma una presunta rilettura pop del suo cinema non è certo nelle sue corde e il risultato è in tutto e per tutto debole e dimenticabile.


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