Niankoro (Issiaka Kane) è un giovane stregone che deve fuggire dalla follia omicida del padre, anch’egli dotato di poteri magici. Deve raggiungere suo zio per armarsi e imparare a difendersi. Lungo la strada, gli verrà assegnato il compito di curare dalla sterilità Attou (Aoua Sangare), giovane donna già sposata di cui si innamorerà.

Ambientato nel XIII secolo, in un Impero del Mali pieno di magia, il film getta sicuramente uno sguardo inedito su un’Africa subsahariana precoloniale, lontana dai canoni etnografici europei, basando la storia sulle tradizioni Bambara. Cissé dirige una pellicola interessante ma diseguale: la centralità dell’odio paterno costruisce una narrazione dal retrogusto vagamente shakespeariano a cui non mancano però certe gravi ingenuità, e anche il ritmo è incostante. Per tutto il film, in ogni caso, sono disseminate immagini di grande bellezza e il talento visivo del regista è fuor di dubbio. Particolarmente efficace l’inserimento naturalistico della magia all’interno della trama, specchio di una cultura in cui le pratiche magiche erano il pane quotidiano e non viste con sorpresa o sfiducia. Sicuramente generoso, ma anche coraggioso, Premio della Giuria a Cannes.
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