About Dry Grasses
Kuru Otlar Üstüne
2023
Paesi
Turchia, Francia, Germania, Svezia
Genere
Drammatico
Durata
197 min.
Formato
Colore
Regista
Nuri Bilge Ceylan
Attori
Deniz Celiloğlu
Merve Dizdar
Musab Ekici
Samet (Deniz Celiloglu), insegnante in un istituto di un piccolo villaggio dell’Anatolia orientale, ha il grande desiderio di trasferirsi un giorno a Istanbul: l’uomo deve completare un ciclo di quattro anni di insegnamento in attesa di essere accettato in una scuola nella capitale, ma un evento del tutto imprevisto fa crollare le sue speranze. Lui e un suo collega vengono accusati di comportamenti inappropriati da parte di due studentesse della scuola e sarà per lui l’inizio di un incubo da cui non sarà semplice svegliarsi.

Cinque anni dopo L’albero dei frutti selvatici, Nuri Bilge Ceylan torna dietro la macchina da presa per dare vita a una pellicola che punta tantissimo su una sceneggiatura particolarmente stratificata e su una serie di dialoghi lunghi e ampiamente incisivi. L’impostazione ricorda quella del film precedente ma anche quella de Il regno d’inverno del 2014, film che viene richiamato anche dal paesaggio completamente innevato con cui si apre About Dry Grasses: il simbolismo nella relazione tra gli esseri umani e l’ambiente circostante è fortissimo, attraverso la rappresentazione di un congelamento dei sentimenti e delle emotività che risulta un tema centrale di tutta quanta la narrazione. Più che un film sul caso scolastico alla base della trama, è una pellicola che parla di solitudine, scelte morali complicate e di una serie di ulteriori riflessioni che toccano anche le forme della rappresentazione e la natura stessa delle immagini: sono le fotografie a dettare la scansione dei passaggi del copione, ma c’è anche spazio per uno svelamento della finzione che passa da un momento direttamente metacinematografico. Alcune scene sono forse fin troppo ostiche nei ragionamenti messi in campo, ma la visione d’insieme è quella di un prodotto importante e potentissimo, che ha in una cena tra due personaggi il momento culminante dell’intera narrazione: è qui, che in un rapido movimento di montaggio tra le varie inquadrature, sta tutto il senso di quel possibile avvicinamento fisico che tarda ad arrivare. Ceylan ritrova così un respiro artistico e drammaturgico di alto livello, che mancava nelle ultime pellicole, grazie anche all’ottima prova degli attori in campo. Colpiscono tanto i silenzi, quanto le sequenze interamente parlate, all’interno di un’orchestrazione audiovisiva di indubbio fascino e capace di rimanere a lungo impressa al termine della visione. Presentato in concorso al Festival di Cannes dove la brava Merve Dizdar ha vinto il premio come miglior attrice.
Maximal Interjector
Browser non supportato.