Ernie Souchak (John Belushi) è un famoso giornalista di Chicago che sta avendo grande successo con una serie di articoli riguardanti la corruzione di un assessore di nome Yablonowiz (Val Avery). Quando quest'ultimo fa aggredire Ernie intimandogli di non scrivere più pezzi su di lui, il giornalista viene invitato a trasferirsi in montagna e scrivere un reportage sulla dottoressa Nell Porter (Blair Brown) un'ornitologa che studia le aquile. Litigi e incomprensioni lasceranno presto spazio al romanticismo.

Penultimo film interpretato da John Belushi prima della prematura scomparsa, Chiamami aquila è una commedia romantica che costruisce una storia d'amore senza stucchevoli sentimentalismi e animata dal giusto brio. Lui, giornalista cittadino, si innamorerà della bella dottoressa che studia le aquile e detesta la vita urbana: una prima parte di screzi tra i due, omaggio esplicito alla screwball comedy, prelude a una seconda più incentrata sulla loro relazione. Seppur prevedibile nello sviluppo, il film è efficace ed equilibrato nell'umorismo e merita anche per l'interpretazione di Belushi, che si dimostra attore completo e lascia più di un rimpianto per ciò che avrebbe ancora potuto ancora offrire: lontano dagli eccessi delle sue performance più celebri, è perfetto partner della coppia romantica, tenero e ironico, sarcastico e vulnerabile. Solida regia di Michael Apted supportato alla sceneggiatura da Lawrence Kasdan: le intenzioni di ricreare un'atmosfera che ricordasse le commedie con Spencer Tracey e Katharine Hepburn non sono del tutto centrate, ma nel complesso rimane un risultato piuttosto godibile. Da riscoprire per i fan dell'attore americano abituati ai suoi personaggi più sguaiati. Tra i produttori esecutivi figura anche il nome di Steven Spielberg.