Finis terrae
Finis terrae
1929
Paese
Francia
Generi
Drammatico, Sperimentale
Durata
80 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Jean Epstein
A Bannec, piccola isola sulle coste della Bretagna, quattro pescatori si dedicano alla raccolta di alghe. In seguito a un litigio con Jean-Marie, il giovane Ambroise si ferisce a un dito e cade preda di una violenta infezione: preoccupati per le sue condizioni di salute, i compagni chiedono aiuto alla vicina Oussant, che si mobiliterà per prestare soccorso. Calzante esempio di un'attitudine allo sperimentalismo innata nel regista e teorico Jean Epstein il quale, dopo La glace à trois faces (1927) e La caduta della casa Usher (1928), regala un ulteriore saggio sulle potenzialità della macchina cinema, dando vita a una sinfonia della natura che esalta le immagini in tutta la loro prepotente vitalità (e verità). Uno spiccato realismo (gli attori sono tutti non professionisti), venato da picchi quasi documentaristici (le splendide inquadrature del mare in tempesta), fa da sfondo a intendi da avanguardia. Il ritmo lento e dilatato, temporalmente scandito da una narrazione logica e lineare, viene inframmezzato da sorprendenti espedienti visivi, atti a enfatizzare la soggettività dei personaggi: sovrimpressioni, rallentamenti inaspettati, oscillazioni vertiginose della macchina da presa. Un film ostico e definitivo, denso di significati nascosti, in cui le meschinità tipicamente umane (gli scontri e le incomprensioni tra Ambroise e Jean-Marie e tra le rispettive madri) sono superate in nome di una salvezza che si fa metafisica. Almeno una sequenza da antologia: il suggestivo delirio del febbricitante Ambroise che, in preda agli spasmi dell'infezione e ad allucinazioni, sfuma e ingigantisce i contorni di un paesaggio maestoso e indifferente ai drammi esistenziali. Notevole bianco e nero di Joseph Barthès, Gösta Kotulla, Louis Née e R. Tulle.
Maximal Interjector
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