
Crazy Heart
Crazy Heart
Premi Principali

Oscar al miglior attore protagonista 2010

Golden Globe al miglior attore in un film drammatico 2010
Durata
112
Formato
Regista
Bad Blake (Jeff Bridges) è un cantante country in crisi esistenziale. Ha dovuto affrontare troppi matrimoni, troppi anni trascorsi inseguendo la musica e soprattutto troppi tracolli causati dall'alcool. Il suo incontro con la giornalista Jean Craddock (Maggie Gyllenhaal) gli darà la spinta per ricominciare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Cobb, Crazy Heart prende le mosse da un soggetto abbondantemente riciclato, soprattutto in tempi recenti: impossibile non accostare, ad esempio, la redenzione di Blake con quella di poco precedente di Mickey Rourke in The Wrestler (2008). Cooper punta tutto sulla scrittura del personaggio principale, costruendo la pellicola attorno alla grande prova di Jeff Bridges (che canta con la propria voce), perfetto in un ruolo a dir poco complicato: il ritratto che ne esce è intimo e crepuscolare, ma allo stesso tempo troppo convenzionale nel ricorrere tutte le soluzioni che ci si aspettano da una operazione del genere. Poche intuizioni, poca malinconia e uno studio filologico sull'universo country abbastanza superficiale e stereotipato non restituiscono il giusto respiro a un film che poteva regalare ben più emozioni. Due Oscar: miglior attore protagonista e miglior canzone (The Weary Kind).
Tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Cobb, Crazy Heart prende le mosse da un soggetto abbondantemente riciclato, soprattutto in tempi recenti: impossibile non accostare, ad esempio, la redenzione di Blake con quella di poco precedente di Mickey Rourke in The Wrestler (2008). Cooper punta tutto sulla scrittura del personaggio principale, costruendo la pellicola attorno alla grande prova di Jeff Bridges (che canta con la propria voce), perfetto in un ruolo a dir poco complicato: il ritratto che ne esce è intimo e crepuscolare, ma allo stesso tempo troppo convenzionale nel ricorrere tutte le soluzioni che ci si aspettano da una operazione del genere. Poche intuizioni, poca malinconia e uno studio filologico sull'universo country abbastanza superficiale e stereotipato non restituiscono il giusto respiro a un film che poteva regalare ben più emozioni. Due Oscar: miglior attore protagonista e miglior canzone (The Weary Kind).