Una vita in fuga
Flag Day
2021
Paese
Usa
Generi
Thriller, Drammatico
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Sean Penn
Attori
Sean Penn
Dylan Penn
Josh Brolin
Eddie Marsan
Dale Dickey
Katheryn Winnick
Un padre, John Vogel (Sean Penn), vive una doppia vita come falsario, rapinatore di banche e truffatore per provvedere a sua figlia Jennifer (Dylan Penn). Il rapporto tra i due diventerà sempre più complicato.

Cinque anni dopo l’agghiacciante Il tuo ultimo sguardo (2016), che a Cannes era andato in modo così disastroso da spingere l’organizzazione del festival a cambiare l’ordine delle proiezioni anticipate per impedire alla stampa di fischiare i titoli prima delle presentazioni ufficiali, Sean Penn torna con un nuovo film tratto dal romanzo memoir di Jennifer Vogel, Flim-Flam Man: A True Family History, edito nel 2004 e adattato per il grande schermo da Jez Butterworth. Anche in questo caso, però, la pochezza cinematografica è sconfortante, tanto da arrivare a chiedersi, in più occasioni durante la visione, che fine abbia fatto l’attore di Mystic River (2003) e Milk (2008), nonché regista de La promessa (2011), di un bellissimo episodio del film collettivo 11 settembre 2001 (2002) con Ernest Borgnine e di Into the Wild (2007). A partire da un flagellato, ma descritto come, a suo modo, “magico”, rapporto padre-figlia, al centro ovviamente anche del testo originario, Penn sbaglia tutto il possibile scegliendo una messa in scena raffazzonata e confusa, che pare puntualmente in balia di se stessa e di una controproducente tendenza suicida all’autocombustione. Il cineasta e attore, nel primo blocco del film, sembra voler imitare senza troppo nerbo il cinema di Terrence Malick, come se stesse girando La rabbia giovane (1973) ma con lo stile del Malick da The Tree of Life (2011), film da lui stesso interpretato, in poi, ma, dopo l’inizio, ogni minima ambizione registica è gettata immediatamente alle ortiche, tra montaggi vanamente apocalittici e apparizioni attoriali ridotte all’osso nel minutaggio, oltre che totalmente episodiche sul piano della gestione della scrittura, come quella di un Josh Brolin in permesso “premio”. A dir poco disastrosa e deficitaria anche la direzione degli attori più presenti in scena: se la figlia Dylan, avuta da Robin Wright, che Penn ha scelto nel ruolo di Jennifer con un transfert psicanalitico mica da ridere nella transizione tra vita reale e grande schermo, appare decisamente volenterosa, oltre che chiamata a reggere sulle sue spalle un film che fa acqua da tutte le parti, lo stesso non si può dire su come Penn diriga se stesso, lasciandosi andare a derive da guitto che prestano il fianco a più riprese al ridicolo involontario. L’altro figlio di Penn, Hopper Jack, interpreta Nick Vogel, fratello di Jennifer nella finzione, a completare il filmino di famiglia vintage e scombiccherato, sulla carta sgradevole ma di fatto incline ad appianare i contrasti con faciloneria da tarallucci e vino. Assolutamente risibile anche il finale, pietra tombale sull’operazione che scimmiotta in chiave assai retorica il prologo malickiano (peggiorando anche quello), mentre in colonna sonora spiccano addirittura Chopin, che John ascolta in filodiffusione facendo il barbecue, e Night Moves di Bob Seger & The Silver Bullet Band, che, per riempire l’horror vacui, è ascoltabile nel film addirittura in due diversi, distinti momenti. Inspiegabilmente presentato in Concorso al Festival di Cannes 2021, dove l’accoglienza è andata meglio del film precedente con Charlize Theron e Javier Bardem, ma non tanto da evitare comunque i fischi da parte della stampa presente sulla Croisette.
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