In un'isola sopravvissuta a violento e letale terremoto, Grozo (Guy-Saint Jean) si invaghisce in maniera ossessiva della compagna (Ligia Brannice) del sanguinario tiranno Goto (Pierre Brasseur), tanto da macchiarsi di colpe irreparabili.

Secondo lungometraggio di finzione nella carriera del polacco Walerian Borowczyk (il primo era il misconosciuto Théâtre de Monsieur & Madame Kabal del 1967), che si era fatto le ossa con numerosissimi cortometraggi, prima di finire la sua carriera a girare discutibili art-movie erotici (Emmanuelle 5, del 1987, grida ancora vendetta). Del suo esordio si può dire tutto: ostico, indecifrabile, estremamente concettuale. L'autore, tuttavia, riesce a sviluppare un discorso di elevata pertinenza metaforica, affidandosi a una messinscena suadente e dichiarata, in cui è l'applicazione della percezione voyeuristica a farla da padrona, e in cui le dinamiche del potere e di chi lo tormenta superano ogni barriera civile per farsi ambizione comune, in ogni luogo, in ogni scena. Tra i suoi lavori più raffinati: stimolante in alcuni momenti, irrilevante e fumoso in altri, è sicuramente degno di merito per dimostrare come Borowczyk non sia soltanto cantore di pornografie ragionate (anche se nemmeno qui la dinamica corporea si cela più di tanto). Portare pazienza: il risultato c'è, e si vede.
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