Nel fittizio paesino romagnolo di Borgorosso, il funzionario del Vaticano Benito Fornaciari (Alberto Sordi) riceve in eredità dal padre la squadra cittadina che è a una vittoria dall’approdo in serie D. Benito, tutt’altro che appassionato di calcio, inizia l’esperienza presidenziale col piede sbagliato: il Borgorosso perde e deve salutare il sogno promozione. Quando la sua squadra viene però ripescata, il presidente è costretto a ricostruirla con grandi investimenti, cercando di riconquistare il favore della folla.

In ambito calcistico si dice spesso che «un giocatore non vince le partite da solo», tuttavia avere un fuoriclasse in rosa può aiutare: è così che Alberto Sordi riesce, al netto della sceneggiatura, a rendersi memorabile nei panni di Benito Fornaciari, catturando l’essenza del presidente di una squadra di categoria inferiore, del cosiddetto «calcio di provincia». Così, seppur con intento parodistico, Il presidente del Borgorosso Football Club porta in scena diversi personaggi che chi ha militato nei campi meno blasonati ha sicuramente incontrato: l’allenatore luminare che vuole «la revolución calcistica», il calciatore sempre fuori forma con la fama da fenomeno, i tifosi che si improvvisano tecnici della nazionale e così via. Nonostante sia una commedia leggera e alquanto già vista per toni e dinamiche, il film riesce a rappresentare la realtà, dipingendo un ritratto esasperato del calcio minore, con i suoi soggetti e le sue stranezze. Si potrebbe argomentare che ogni commedia prende necessariamente spunto dalla realtà, tuttavia ciò che sorprende dell’opera in questione è proprio la sua efficacia rappresentativa coniugata alla sua leggerezza nel tono.