Un viaggio tra la vita e l'arte di Luciano Pavarotti.

Si tratta del terzo documentario firmato da Ron Howard, regista ben più noto per i suoi film di finzione, che torna al “cinema della realtà” raccontando ancora una volta il mondo della musica: dopo Made In America del 2003, incentrato sulla figura di Jay Z,  e The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years del 2016, è arrivato il turno di omaggiare il più celebre tenore della seconda parte del Novecento. In maniera piuttosto scolastica, il film segue la vita di Pavarotti, dall’infanzia alla morte, sottolineando le varie tappe che hanno contraddistinto la sua carriera: da insegnante delle elementari fino a diventare un assoluto idolo delle masse negli anni Ottanta, prima dei diversi scandali e critiche che hanno caratterizzato il decennio successivo. La scelta dei materiali di repertorio è interessante e suggestiva, ma Howard preferisce procedere con un’agiografia del personaggio, lasciando i lati più oscuri sullo sfondo e facendo far loro capolino qua e là. È un documentario importante per cogliere la portata mediatica di un uomo che ha provato ad avvicinare l’umanità del ventesimo secolo all’opera lirica, ma il risultato cinematografico è piuttosto didascalico e le tante interviste aggiungono poco a quanto già si sa del grande artista emiliano. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, prima di arrivare nelle sale italiane per tre giorni come evento speciale.