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Gli anni '60, il decennio d'oro del cinema italiano

Un decennio straordinario, in cui il cinema è entrato pienamente nella modernità: i cosiddetti anni Sessanta italiani iniziano paradossalmente nel 1959, con un Leone d'oro ex aequo alla Mostra del Cinema di Venezia assegnato a La grande guerra di Mario Monicelli e a Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini. Da quell'evento parte la "nuova ondata" nazionale, un fenomeno quantitativo e qualitativo senza eguali nella storia della settima arte, con prodotti che mettono sul grande schermo eroi e antieroi spavaldi e fieri nell'arte d'arrangiarsi prettamente italica (la commedia all'italiana) uniti a una tendenza al cinema autoriale entrata di prepotenza nell'immaginario collettivo.



Non a caso il decennio d'oro del cinema italiano è aperto da tre capolavori: La dolce vita di Federico Fellini, scossa tellurica senza precedenti nella storia del costume italiano, autentico film-simbolo di un'intera epoca, chiacchieratissimo già a suo tempo, fondamentale per comprendere lo slancio definitivo dell'Italia del boom ormai proiettata verso la perdita dell'innocenza; L'avventura di Michelangelo Antonioni, capitolo iniziale della cosiddetta "trilogia dell'incomunicabilità" che segna il primo grande punto di svolta nella carriera del regista; e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, quadro disperato in cui i personaggi, vittime del proprio ineluttabile destino, si muovono in un clima di tragedia che restituisce con impeccabile perizia la condizione sociale di una famiglia e, per estensione, di un Paese alla ricerca di se stesso. Autori da anni sulla scena: Visconti avanzerà nel decennio dirigendo il maestoso Il gattopardo, maestoso ritratto della fine di uno specifico modello dei rapporti tra classi sociali, in cui l'inesorabile scorrere del tempo scandisce un glorioso passato che si proietta verso un futuro incerto; Fellini firmerà , monumentale autobiografia di un genio in forma di racconto polifonico e tra le opere più studiate e ammirate dell'intera storia del cinema; Antonioni, probabilmente il più moderno, procederà nella sua dissezione dell'animo umano, ideologicamente sempre più consapevole della propria cifra stilistica.



A differenza di Antonioni, Fellini e Visconti, da anni habitué del set, Pier Paolo Pasolini fa il suo debutto registico all'inizio del decennio: un esordio devastante quello segnato da Accattone, una delle tappe fondamentali per sancire la definitiva fine dello stile neorealista e della sua deriva più leggera proposta negli anni '50, che condizionerà la carriera pasoliniana tra perenni proteste, attacchi e sfinenti lotte contro la censura. Tra le opere cinematografiche successive spiccano Mamma Roma (1962), l’episodio La ricotta del film collettivo Ro.Go.Pa.G. (1963), Il vangelo secondo Matteo (1964), fedele trasposizione delle Sacre Scrittura che fa di Gesù Cristo un rivoluzionario ante litteram, Uccellacci e uccellini (1966), Teorema (1968), Porcile (1969) e, nello stesso anno, Medea.




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Bibliografia: Bertetto P., a cura di, Introduzione alla storia del cinema

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