
A House of Dynamite
A House of Dynamite
Durata
112
Formato
Regista
Quando un missile di provenienza ignota viene lanciato contro gli Stati Uniti, inizia una corsa contro il tempo per stabilire chi ne sia responsabile e come reagire.
Otto anni dopo Detroit, ambientato ai tempi degli scontri razziali del 1967, Kathryn Bigelow torna a parlare strettamente del presente, ipotizzando un misterioso attacco che risulta distopico ed estremamente realistico allo stesso tempo. Dopo la guerra in Iraq di The Hurt Locker e Zero Dark Thirty, Bigelow si concentra sull’attuale geopolitica internazionale, sugli allarmi, le minacce e la paura che un attacco nucleare possa distruggere un’intera metropoli a pochi minuti di distanza da quando viene effettivamente scoperto. È un film (unicamente) di domande A House of Dynamite, prodotto in cui si sente ben impresso il marchio Netflix per la struttura che richiama quella di molte miniserie in cui un evento viene raccontato da vari punti di vista, episodio per episodio. Le questioni introdotte sono importanti – come reagire di fronte a una situazione del genere? – ma il film sarebbe stato ancor più interessante se la bravissima regista americana avesse anche provato a dare qualche risposta, si fosse schierata, andando ancora più a fondo nell’attuale situazione politica mondiale. Il film è girato benissimo, la tensione davvero alta, ma la scelta di ripetere per tre volte, seppur seguendo diverse prospettive, la stessa situazione con la scoperta, i tentativi di neutralizzazione e l’attesa dell’impatto rischia di far perdere un pizzico di smalto a una visione di questo livello. Notevole il lavoro di tutto il cast e, nonostante quanto detto sopra, assoluta conferma di come Bigelow sia un’autrice in grado di gestire perfettamente situazioni corali di questa portata. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.