
La recita
O thiasos
Durata
230
Formato
Regista
Quattordici anni di storia ellenica, dal 1939 al 1952, attraverso gli occhi e le vicende di una compagnia teatrale a conduzione familiare, impegnata a vagabondare per la Grecia tentando di rappresentare un classico dramma pastorale.
Film di ampio respiro e con ambizioni al limite dell'epico, La recita si configura tanto nel contenuto quanto nella forma come una delle vette del cinema di Angelopoulos: l'opera dove tutte le sperimentazioni delle sue pellicole precedenti giungono a piena maturazione. Tempo, spazio e racconto si fondono in un complesso di rimandi trasversali che partono dal Mito (gli attori della compagni ricalcano la trilogia tragica eschiliana dell'Orestea) fino a divenire Storia (la dittatura, l'invasione italiana, il nazismo, la guerra civile, le elezioni), attraverso una forma-cinema che ne rivoluziona il rapporto. Se lo spazio è considerato come quasi immutabile, congelato al presente della sua ripresa, il tempo si identifica con il movimento della macchina da presa, trasformandosi in pura forma: il piano-sequenza, il carrello o la celeberrima panoramica a 360° divengono l'applicazione privilegiata di questo principio. I personaggi principali del film, invece, fungono da metafora della Grecia stessa, configurandosi contemporaneamente come Mito, come testimoni della Storia e come Storia medesima (in qualità di tipi delle vicende principali della Storia ellenica), in un rimando liquido continuo che abbatte ogni confine spazio-temporale. Questa rivoluzione formale e contenutistica, unita alla straordinaria capacità lirico-simbolica del regista greco, porta la pellicola nell'Olimpo del cinema degli anni Settanta: è un'opera mastodontica (non solo nella durata) che richiede un notevole impegno per apprezzarne tutte le complesse stratificazioni narrative e stilistiche. Premio FIPRESCI al Festival di Cannes.
Film di ampio respiro e con ambizioni al limite dell'epico, La recita si configura tanto nel contenuto quanto nella forma come una delle vette del cinema di Angelopoulos: l'opera dove tutte le sperimentazioni delle sue pellicole precedenti giungono a piena maturazione. Tempo, spazio e racconto si fondono in un complesso di rimandi trasversali che partono dal Mito (gli attori della compagni ricalcano la trilogia tragica eschiliana dell'Orestea) fino a divenire Storia (la dittatura, l'invasione italiana, il nazismo, la guerra civile, le elezioni), attraverso una forma-cinema che ne rivoluziona il rapporto. Se lo spazio è considerato come quasi immutabile, congelato al presente della sua ripresa, il tempo si identifica con il movimento della macchina da presa, trasformandosi in pura forma: il piano-sequenza, il carrello o la celeberrima panoramica a 360° divengono l'applicazione privilegiata di questo principio. I personaggi principali del film, invece, fungono da metafora della Grecia stessa, configurandosi contemporaneamente come Mito, come testimoni della Storia e come Storia medesima (in qualità di tipi delle vicende principali della Storia ellenica), in un rimando liquido continuo che abbatte ogni confine spazio-temporale. Questa rivoluzione formale e contenutistica, unita alla straordinaria capacità lirico-simbolica del regista greco, porta la pellicola nell'Olimpo del cinema degli anni Settanta: è un'opera mastodontica (non solo nella durata) che richiede un notevole impegno per apprezzarne tutte le complesse stratificazioni narrative e stilistiche. Premio FIPRESCI al Festival di Cannes.