A causa della costruzione di una diga, l'isola di Matyora dovrà essere allagata: gli abitanti del piccolo villaggio che si trova su di essa sono costretti ad abbandonare la loro terra natìa.

Basato su un romanzo di Valentin Rasputin, un film eccessivamente drammatico che sceglie la via del simbolismo e dell'enfasi invece di scegliere la strada del realismo tragico. Una conclusione un po' deludente per la filmografia di Larisa Sheptiko, che però ha lasciato quasi tutto il lavoro di regia a Elem Klimov. Quest'ultimo, trovatosi davanti a una sceneggiatura che conosceva poco e con cui non era molto a suo agio, ha inserito gli eccessi stilistici che già caratterizzavano il suo Agonia (1975), ma con meno soluzioni gratuite, senza dimenticare il tema principale: il contrasto tra le culture e tra il progresso e la tradizione.
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